Il Laboratorio interculturale di narrazione teatrale inizia il suo viaggio esattamente nel novembre del 2005, a Roma, ideato da Alessandro Ghebreigziabiher.
Un laboratorio inteso con un duplice significato.
Un percorso di formazione esperienziale sul teatro di narrazione, diretto dallo stesso Ghebreigziabiher, ma anche un laboratorio nel senso di spazio in cui le persone hanno la possibilità di lavorare insieme e mettere al servizio di tutti ogni singola risorsa.
Il teatro di narrazione è il nostro principale strumento di lavoro.
L’aggettivo interculturale è quello che però caratterizza il tutto, nell’accezione che chiariamo nel nostro Manifesto, come dice il seguente estratto: Non c’è modo più potente per fare intercultura, cioè per sottolineare l’importanza delle differenze e della ricchezza insita nella propria unicità, che mostrare la diversità di coloro che spesso si ritengono uguali (piuttosto che elogiare l'uguaglianza dei cosiddetti diversi...), di far vedere quanto essi siano interessanti da ascoltare quando raccontano loro stessi e quanto tutto ciò sia meraviglioso se hanno il coraggio di mescolarsi tra loro.
Ecco perché per noi l’intercultura ha a che fare molto di più con la storia di ogni singola persona, piuttosto che con il rispettivo paese d’origine. Per questo motivo crediamo che l’Italia stessa, con tutti i suoi dialetti e le sue diversissime regioni, sia già una terra multiculturale, ancora prima dell’arrivo dei cosiddetti immigrati, spesso discriminati e talvolta auto discriminanti.
Per saperne di più.
Un laboratorio inteso con un duplice significato.
Un percorso di formazione esperienziale sul teatro di narrazione, diretto dallo stesso Ghebreigziabiher, ma anche un laboratorio nel senso di spazio in cui le persone hanno la possibilità di lavorare insieme e mettere al servizio di tutti ogni singola risorsa.
Il teatro di narrazione è il nostro principale strumento di lavoro.
L’aggettivo interculturale è quello che però caratterizza il tutto, nell’accezione che chiariamo nel nostro Manifesto, come dice il seguente estratto: Non c’è modo più potente per fare intercultura, cioè per sottolineare l’importanza delle differenze e della ricchezza insita nella propria unicità, che mostrare la diversità di coloro che spesso si ritengono uguali (piuttosto che elogiare l'uguaglianza dei cosiddetti diversi...), di far vedere quanto essi siano interessanti da ascoltare quando raccontano loro stessi e quanto tutto ciò sia meraviglioso se hanno il coraggio di mescolarsi tra loro.
Ecco perché per noi l’intercultura ha a che fare molto di più con la storia di ogni singola persona, piuttosto che con il rispettivo paese d’origine. Per questo motivo crediamo che l’Italia stessa, con tutti i suoi dialetti e le sue diversissime regioni, sia già una terra multiculturale, ancora prima dell’arrivo dei cosiddetti immigrati, spesso discriminati e talvolta auto discriminanti.
Per saperne di più.