Cos’è la paura?
Dal dizionario Garzanti: sensazione che si prova in presenza o al pensiero di un pericolo vero o immaginato: diventare pallido, bianco per la paura, tremare di paura.
Una sensazione.
Che si prova.
Ha a che fare quindi con la mente, sicuro.
Ma anche con la pancia.
Con tutto il corpo.
Con la carne.
Diventare pallido…
I battiti accelerati. Il sangue che scorre a velocità estreme. Il cuore in gola. Sudori freddi.
Bianco per la paura…
Gli occhi sgranati, impazziti nell’intensità dello sguardo come nell’incapacità di rimanere immobili.
Tremare di paura…
Le mani, le dita.
Le gambe, le ginocchia.
La ragione che oscilla non più in grado di dare un riferimento rassicurante.
Questo e ciò che proviamo.
Questo è quel che vediamo nell’altro.
Che è in preda alla paura.
Tuttavia, signore e signori, a mio modesto parere non risponde in maniera esaustiva alla domanda iniziale.
Cos’è, davvero, la paura?
Sì, perché quello che ho appena descritto è solo la sua manifestazione.
I sintomi.
Allo stesso modo, le mani sudate o un’improvvisa inappetenza potrebbero motivare una appassionata cotta.
E gli occhi lucidi e la voce rotta potrebbero implicare una profonda commozione.
In breve, l’effetto non è la causa.
Sapete, da piccolo ero un bambino moderatamente pauroso.
Avevo timore del buio e, se avessi potuto, avrei dormito spesso con la lampada accesa.
Avevo altresì il terrore delle storie cosiddette di paura.
Non so se ricordate i vecchi film in bianco e nero, quelli con Dracula e Frankenstein, o anche l’uomo lupo, che visti oggi risultano ridicoli se raffrontati al sangue che scorre a fiumi ad alta definizione nelle pellicole moderne.
Eppure, io ne avevo paura e ogni volta che per caso, cambiando canale - con la manopola, altro che telecomando - appariva una scena macabra, una mano accorreva in soccorso, coprendo il volto.
Coprendo gli occhi.
Ecco, credo che l’evoluzione del mio rapporto con la paura trovi metafora puntuale in quella mano.
Lentamente.
Prima spuntò un occhio.
Poi un altro.
E alla fine la mano fu licenziata.
Per sempre.
Una sorta di viaggio, dal riparo del cuscino, sforzandomi di cancellare l’orribile immagine, ad un profondo interesse e, aggiungo, anche passione per tutto ciò che ruoti intorno ad essa.
La paura...
Dallo spettacolo teatrale Questa è la paura
Dal dizionario Garzanti: sensazione che si prova in presenza o al pensiero di un pericolo vero o immaginato: diventare pallido, bianco per la paura, tremare di paura.
Una sensazione.
Che si prova.
Ha a che fare quindi con la mente, sicuro.
Ma anche con la pancia.
Con tutto il corpo.
Con la carne.
Diventare pallido…
I battiti accelerati. Il sangue che scorre a velocità estreme. Il cuore in gola. Sudori freddi.
Bianco per la paura…
Gli occhi sgranati, impazziti nell’intensità dello sguardo come nell’incapacità di rimanere immobili.
Tremare di paura…
Le mani, le dita.
Le gambe, le ginocchia.
La ragione che oscilla non più in grado di dare un riferimento rassicurante.
Questo e ciò che proviamo.
Questo è quel che vediamo nell’altro.
Che è in preda alla paura.
Tuttavia, signore e signori, a mio modesto parere non risponde in maniera esaustiva alla domanda iniziale.
Cos’è, davvero, la paura?
Sì, perché quello che ho appena descritto è solo la sua manifestazione.
I sintomi.
Allo stesso modo, le mani sudate o un’improvvisa inappetenza potrebbero motivare una appassionata cotta.
E gli occhi lucidi e la voce rotta potrebbero implicare una profonda commozione.
In breve, l’effetto non è la causa.
Sapete, da piccolo ero un bambino moderatamente pauroso.
Avevo timore del buio e, se avessi potuto, avrei dormito spesso con la lampada accesa.
Avevo altresì il terrore delle storie cosiddette di paura.
Non so se ricordate i vecchi film in bianco e nero, quelli con Dracula e Frankenstein, o anche l’uomo lupo, che visti oggi risultano ridicoli se raffrontati al sangue che scorre a fiumi ad alta definizione nelle pellicole moderne.
Eppure, io ne avevo paura e ogni volta che per caso, cambiando canale - con la manopola, altro che telecomando - appariva una scena macabra, una mano accorreva in soccorso, coprendo il volto.
Coprendo gli occhi.
Ecco, credo che l’evoluzione del mio rapporto con la paura trovi metafora puntuale in quella mano.
Lentamente.
Prima spuntò un occhio.
Poi un altro.
E alla fine la mano fu licenziata.
Per sempre.
Una sorta di viaggio, dal riparo del cuscino, sforzandomi di cancellare l’orribile immagine, ad un profondo interesse e, aggiungo, anche passione per tutto ciò che ruoti intorno ad essa.
La paura...
Dallo spettacolo teatrale Questa è la paura