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Spettacolo teatrale sulla solitudine

Buon compleanno, tanti auguri.
Che gran cazzata, questa storia degli auguri.
Vanno bene, diciamo, fino ai tre, quattro anni, quando il bimbetto non capisce bene cosa stia accadendo, ma vede quei sorrisi accesi di idiozia e ascolta il battito di mani di gente che col tempo dimenticherà con facilità irrisoria.
Lo zio Peppe. Chi era questo nella foto al mio compleanno? Lo zio Peppe?!
Tuttavia, la creaturina sorride di rimando, a meno che non sia idiota a sua volta.
Lo fa per pura imitazione, sia ben chiaro.
Non v’è alcuna partecipazione emotiva.
Ovviamente, tutto cambia allorché il mostriciattolo inizi a intuire che al prezzo di questa bolgia di adulti con facce ebeti e altrettanti gremlins urlanti per casa rimedierà regali.
Il compleanno sono i regali, altro che auguri.
Buon compleanno, grazie, d’accordo.
Tanti auguri, va bene, come vuoi tu.
Ma sgancia.
Denaro contante o qualcosa da scartare.
O che riveli a sua volta denaro.
In alternativa a quel che volevo.
Senza possibilità d’errore, altrimenti un sorriso sincero te lo scordi.
Gli auguri a mani vuote vanno bene sulla cosiddetta bacheca di quell’acchiappa gonzi bianco azzurro.
Facebook...
Vis a vis devi presentarti con qualcosa di concreto, altrimenti che la torta ti vada di traverso, brutto tirchio.
Buon compleanno, tanti auguri.
E mangiano.
E bevono.
E rimorchiano.
O almeno ci provano.
Perché è così, diciamolo. Compleanni e matrimoni, feste varie, perfino battesimi, per alcuni addirittura i funerali, hanno senso per questi tre motivi.
Oltre a mostrare abiti firmati e altrettanto ricercati tagli di capelli.
D’altra parte, spendo per i regali, qualcosa devo portarmi a casa.
Altrimenti è come andare in un negozio, fare la fila in cassa, sborsare un’enormità e tornarsene alla macchina con le buste vuote.
Buon compleanno, tanti auguri.
Per questo non faccio feste e spengo il cellulare.
Non è un giorno come un altro. E’ solo molto, ma molto più carico di ipocrisia.
Per questo oggi me ne staro qui.
A casa.
Da sola...

Dallo spettacolo teatrale Gli asini volano di nuovo